Uso sostenibile nel DNA di Martignani

Uso sostenibile nel DNA di Martignani

Dall’Informatore Agrario n.30 1/7 Agosto 2013

Il costruttore italiano di macchine irroratrici ha sempre cercato di abbinare efficienza dei trattamenti e attenzione ambientale grazie all’introduzione della distribuzione a basso volume con carica elettrostatica

di Giannantonio Armentano

La crescente attenzione verso un uso sempre più sostenibile dei prodotti fitosanitari, in ottemperanza alla direttiva n. 2009/128/Ce (recepita in Italia con il decreto legislativo 150 del 14-8-2012), ha posto in primo piano anche l’aspetto applicativo, ovvero legato alle macchine irroratrici. Se da un lato, infatti, diverrà obbligatorio il controllo funzionale delle irroratrici entro il 26 novembre 2016, i costruttori hanno posto sempre maggiore interesse allo sviluppo di macchine in grado di ridurre i fenomeni di deriva.

Nel corso dei suoi cinquant’anni di storia l’azienda Martignani ha sempre posto come prioritaria l’attenzione all’ambiente, dapprima con l’introduzione del basso volume (prima azienda in Italia) e, successivamente prima in Europa, con l’applicazione della carica elettrostatica, tanto che oggi è in prima linea per affrontare le nuove sfide imposte dalla sostenibilità.

Per questi motivi abbiamo incontrato nella sede di Sant’Agata sul Santerno (Ravenna) Claudio Martignani, fondatore dell’azienda e oggi affiancato dal figlio Stefano che ne ha raccolto l’eredità, per ripercorrere le tappe di questo cinquantennale successo.
«Nel 1958 – ci ha raccontato con orgoglio Martignani – quando ho visto per la prima volta alla Fiera di Verona i nebulizzatori pneumatici a basso volume della ditta olandese KWH (di cui all’inizio sono diventato distributore per l’Italia), ho capito che quello era il futuro per la frutticoltura romagnola e più in generale per l’agricoltura italiana».

Claudio Martignani nel 1958

Essere pionieri sicuramente comporta non poca diffidenza da parte di tecnici e agricoltori, soprattutto in quegli anni quando si era abituati a operare ad elevati volumi. Come siete riusciti a «scardinare» questa mentalità?
All’inizio abbiamo trovato molta resistenza alla diffusione di questa tecnologia.
Sicuramente un aiuto me lo ha dato l’agricoltore a cui ho venduto nel 1959 il primo nebulizzatore a basso volume, che soddisfatto dei risultati ottenuti, è diventato il mio più grande sponsor in quegli anni. Ancora oggi questo rappresenta uno dei modi migliori per far conoscere le nostre macchine.

Le radici del vostro successo vanno però cercate soprattutto nella continua ricerca di soluzioni innovative in grado di migliorare le vostre macchine. Mi riferisco in particolare all’introduzione della carica elettrostatica applicata su un esemplare a basso volume.

Dopo aver presentato nel 1973 i miei primi 4 modelli di nebulizzatori a marchio Martignani KWH System, alla luce degli interessanti risultati ottenuti dall’Università dell’Ontario sull’applicazione della carica elettrostatica nei trattamenti fitosanitari, nel 1981 abbiamo lanciato il primo modello di nebulizzatore a basso volume con sistema elettrostatico da noi prodotto.
Grazie alla combinazione delle due tecnologie siamo riusciti ulteriormente a migliorare l’efficacia dei trattamenti oggi quantificabile con un recupero di prodotto del 35-40% e una riduzione delle perdite per deriva del 70-85%.

Come siete riusciti a far comprendere i vantaggi derivanti dall’impiego delle vostre macchine?

Oltre ai numerosi premi vinti nelle più importanti manifestazioni fieristiche internazionali (Fieragricola, Eima International, Agritab, Agribex Sima, ecc.) sicuramente il metodo più sicuro è stato quello di poter disporre dei risultati ufficiali di test condotti in campo da 4 istituti sperimentali italiani e altrettanti esteri.
Prove in grado di quantificare, nel corso di veri e propri cicli di trattamento, la differenza di deposito di prodotto ottenuta su foglie e frutti tra una distribuzione con carica elettrostatica e la medesima senza carica, il tutto risultante da precise analisi effettuate con appropriate attrezzature di laboratorio.

Tali prove rappresentano il nostro biglietto da visita e ci hanno aperto un crescente numero di mercati anche all’estero (un esempio è la scelta delle nostre macchine da parte delle più importanti multinazionali dell’agroalimentare per la difesa ecosostenibile delle grandi coltivazioni tropicali come: banane, ananas, ecc.). Tali risultati ufficiali sono disponibili per chiunque ne faccia richiesta.
Inoltre, per rilevare e valutare la presenza della carica elettrostatica nella miscela distribuita abbiamo ultimamente sviluppato uno specifico tester.

Oggi l’uso sostenibile impone un’attenzione ancora più forte alle tematiche ambientali. Quali soluzioni avete introdotto per migliorare ulteriormente le vostre macchine?
Tra le novità più recenti introdotte meritano sicuramente di essere citate l’impolveratrice elettrostatica, il cui prototipo testato da due centri di ricerca italiani fu premiato come novità tecnica Eima 2004, e il nuovo nebulizzatore elettrostatico Duo Wing Jet.

Quest’ultimo, che rappresenta la nostra risposta alle irroratrici a tunnel, può definirsi la prima e unica macchina per trattamenti che effettua il recupero di prodotto combinando l’azione dell’attrazione elettrostatica tra vegetazione e microgocce polarizzate con quella di due schermi protettivi a cuscino d’aria, senz’alcun riciclo di miscela antiparassitaria, con 95% di effetto non solo antideriva, ma anche anti residui chimici sulle produzioni.
Grazie ai numerosi sviluppi innovativi da noi applicati fino a oggi ai nostri modelli, d’ora in poi questi verranno commercializzati col marchio depositato

Per ulteriori informazioni sul n.30 1/7 Agosto 2013 dell’Informatore Agrario

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